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ESCLUSIVA – Malusci: “Italiano è il leader della Fiorentina”

L'intervista completa dell'ex difensore della viola, che ci racconta della sua Fiorentina e di quella attuale

In esclusiva per i lettori CalcioFiorentina.it vi presentiamo la nostra intervista ad Alberto Malusci, ex difensore della Fiorentina. Malusci ha vestito la maglia viola per 11 stagioni divise tra settore giovanile e prima squadra, con cui ha esordito nel 1989 a soli 17 anni per poi vincere, nel ’96, la quinta Coppa Italia della storia del club, salvo poi lasciare la viola alla volta di Marsiglia. Di seguito la sua intervista, tra aneddoti del passato e riflessioni sul presente della Fiorentina.

Cosa significa giocare nella Fiorentina per un ragazzo del posto: “Io ho iniziato all’AC Bottegone, squadra del pistoiese, tra i 9 e i 12 anni. L’ultimo anno a Bottegone ero seguito dagli osservatori della Fiorentina che mi hanno voluto per fare i giovanissimi, e da lì poi ho fatto il percorso nel settore giovanile. È il sogno di tutti, e io personalmente ho avuto la fortuna di esordire poi in massima serie. Io e gli altri delle giovanili facevamo spesso i raccattapalle e avevo la possibilità di vedere i miei idoli dal vivo: una grandissima emozione, poi ho addirittura calcato il campo del Franchi e ho coronato il mio sogno. Esordire per la squadra che si tifa e raggiungere traguardi come la Coppa Italia è stata una grande soddisfazione. Andare via a 23 anni è un grande rammarico. Avrei voluto concludere la carriera alla Fiorentina, ma il calcio è anche questo“.

Le differenze tra la sua Fiorentina e quella attuale: “La differenza principale che ho notato, ma è frutto anche dei tempi odierni, è il diverso contatto con la gente. Quando giocavo io eravamo più vicini ai tifosi, mentre oggi questo viene meno. Noi ci cambiavamo allo stadio e ci allenavamo nei campi adiacenti, e facevamo quel tratto di strada a piedi potendo dialogare con i tifosi che ci facevano domande e motivavano in vista dei big match. Il lunedì andavamo anche a cena nei viola club, luoghi d’incontro tra calciatori e tifosi: noi capivamo il loro stato d’animo e viceversa, ed era una cosa bellissima. Oggi questo manca e un po’ mi dispiace, anche perché un rapporto diretto dà alle persone la possibilità di conoscere il giocatore per quello che è e non per l’atteggiamento che ha in campo“.

Il rapporto con i grandi campioni del passato: “Giocare con campioni come Baggio, Batistuta, Rui Costa è stupendo, hanno un talento così naturale spesso ci fermavamo ad ammirarli in allenamento. Sotto l’aspetto umano mi hanno dato grandi insegnamenti. Baggio era un buono, faceva divertire: amava stare in compagnia ma anche stare da solo. Batistuta era un campione che arrivava per primo all’allenamento e andava via per ultimo, cercava sempre di migliorarsi tecnicamente e nello spogliatoio si faceva sentire. Tanta personalità. Potevi contare su questi campioni sia calcisticamente che umanamente parlando. Quando ho iniziato con la Fiorentina c’erano Pioli e Iachini, allenatori passati poi per Firenze, due che ti davano una mano se avevi bisogno di qualcosa e che erano dei fratelli maggiori per noi giovani. Ho giocato con tanti giocatori importanti, ma nelle squadre ci vogliono sia i campioni sia i giocatori complementari: per me il calcio è gruppo“.

Pareri e consigli sui giovani della viola: “I ragazzi oggi sono già grandi rispetto alla mia generazione, quindi è difficile fare un paragone. Il consiglio che posso dare loro è di non sentirsi arrivati, bisogna sempre migliorare e confermarsi. Spalletti consiglia di fare un’esperienza all’estero e secondo me è una tappa importante, ma andare in un altro paese con tutte le difficoltà del caso per poi non giocare non ha senso. I ragazzi devono giocare per crescere, a livello calcistico e di personalità, devono fare esperienza così che l’allenatore possa puntare su di loro“. 

La Fiorentina attuale dell’era Commisso: “Non conoscendo personalmente i proprietari posso dare solo un parere tecnico. Hanno iniziato con Montella, poi Iachini e Prandelli, anni in cui abbiamo fatto fatica, poi però è arrivato Italiano. Hanno preso un allenatore giovane, competente e innovativo, anche se la piazza è divisa sul suo conto, che ha portato la Fiorentina in quella che è la sua dimensione dopo anni bui. Mattoncino su mattoncino, con una buona squadra, sta tirando fuori il massimo da tutti. Ha portato una mentalità nuova rispetto alle gestioni precedenti come testimoniano le due finali dello scorso anno, per le quali c’è ovviamente del dispiacere. L’Inter è partita a razzo, te la sei giocata ma erano più forti. Col West Ham avremmo strameritato di vincere ma una disattenzione nel finale c’è costata caro: per quella c’è grande rammarico. La Fiorentina comunque non era abituata a giocare su 3 fronti, e arrivare in fondo è una grande nota di merito per il mister e per la squadra“.

Chi è il leader della viola: “Bonaventura, Nico e Arthur hanno giocato in squadre importanti e con la loro esperienza possono dare una mano. Per me, però, il leader è Italiano. Credo che la rosa attuale non abbia leader carismatici, di quelli che richiamano l’attenzione nei momenti clou. Ai miei tempi c’era Carlos Dunga, un allenatore in campo che ti prendeva per le orecchie se le cose non andavano bene, la rosa di oggi invece non ha leader“.

Le ambizioni europee: “Sognare non fa mai male. Quest’anno il campionato è mediocre, le romane sono in difficoltà e abbiamo battuto le stesse Atalanta e Bologna. Abbiamo sofferto solo contro l’Inter, per il resto ce la siamo giocata con tutte e avremmo meritato di più, penso ad esempio alle sconfitte con Lazio, Milan e Juve in cui abbiamo raccolto meno di quel che avremmo meritato. E allora perché non dover sognare la Champions? Abbiamo perso punti per strada ma anche noi, contro Udinese e Verona, abbiamo vinto pur giocando meno bene del solito. Ce la giochiamo fino alla fine, ma tutto dipenderà da gennaio. Mi aspetto che la società non investa su scommesse ma su giocatori già pronti, non possiamo aspettare troppo, poi i nomi li sapranno loro“.

L’alternanza tra le punte e la partita col Toro: “Personalmente credo che l’alternanza sia controproducente, fai solo calare l’autostima dei due. Credo che Italiano debba battezzare uno tra Nzola e Beltrán, è l’unica cosa che non condivido della sua gestione parlando da spettatore, a me comunque piacciono entrambi e li vedrei bene insieme. Col Torino sarà una partita difficilissima, giocano 1 contro 1 a tutto campo e la Fiorentina dovrà essere brava in fase di possesso a non farsi sorprendere. È importante che siano anche bravi a smarcarsi, perché per come gioca la squadra di Jurić, a uomo, mancano sempre spazi e punti di riferimento“.

 

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