È un Vincenzo Italiano a tutto tondo quello che ha parlato in esclusiva ai microfoni di Sportitalia. Intervistato nella meravigliosa cornice del Viola Park da Alfredo Pedullà, il tecnico della Fiorentina ha ripercorso la sua carriera tra gioie, dolori, ex squadre e sogni per il futuro, ovviamente con tanti riferimenti al mondo gigliato. Di seguito trovate l’intervista completa in versione testuale.
La gavetta, da Arzignano a La Spezia passando per Trapani
“Ricordo con affetto tutto il percorso, ho conosciuto tanta gente e ho costruito grandi rapporti. Abbiamo ottenuto risultati importanti: la vittoria dei play-off con l’Arzignano, la promozione col Trapani dalla C alla B, la prima promozione e poi la prima salvezza con lo Spezia in Serie A, fino ad arrivare a Firenze. Quelle due finali sono un grande rammarico, ma il percorso con la Fiorentina fin qui è stato davvero meraviglioso e con grandi risultati. La gavetta è fondamentale, nessuno ti regala niente e c’è da sudare per portare avanti le proprie idee ed entrare in empatia con i ragazzi. Non è mai facile, specialmente quando si sale di categoria“.
La capacità di incidere e vincere già al primo anno
“Quando un allenatore vince è perché ha a disposizione un grande materiale, tecnico e umano. Noi siamo riusciti a superare le nostre aspettative. Con il Trapani ci aspettavamo un campionato di galleggiamento, a La Spezia c’era stato un ridimensionamento, ma poi abbiamo raggiunto traguardi importanti. C’è bisogno di tempo per creare empatia con i ragazzi, per far capire i propri principi, poi esplode tutto. Tutto questo non sarebbe possibile senza l’apporto dei calciatori: gli allenatori non possono vincere da soli, il calcio è dei calciatori, loro vanno in campo e ti rendono un vincente. Potevo restare a Trapani ma dopo la promozione c’è stato un cambio di proprietà e si sono divise le strade. Con lo Spezia abbiamo affrontato un anno in Serie A con solo esordienti e abbiamo fatto un’impresa: nessuno avrebbe scommesso sulla nostra salvezza“.
Il paragone con Zeman
“Al massimo si può rubacchiare qualcosa, ma ognuno ha le sue idee specifiche. Zeman è un maestro se ti piace proporre e non subire l’avversario. Diciamo che ho provato a prendere qualcosa“.
Il legame con Firenze e la Fiorentina
“Qui si lavora benissimo, sono due anni che otteniamo risultati spettacolari ma perché in dirigenza c’è gente altrettanto spettacolare. Dopo tanto tempo abbiamo riportato la Fiorentina in una competizione europea, poi due finali. Dopo l’ultima vittoria contro la Lazio siamo ancora nelle prime posizioni e vogliamo rimanere attaccati a questo treno, nelle coppe vogliamo arrivare in fondo. Non firmo se mi chiedi di vincere una coppa ma al contempo arrivare ottavo in classifica: vogliamo fare meglio dell’anno scorso. Poi, se si aggiunge un trofeo, tanto meglio. L’esperienza dello scorso anno è stata troppo bella per non volerci riprovare nonostante l’amaro in bocca delle finali. Firenze poi è meravigliosa, si vive benissimo e ormai la conosco a menadito: attraversare Ponte Vecchio rilassa e alleggerisce le giornate pesanti“.
La finale di Conference persa e le critiche di troppo
“Avevamo avuto un match point con Mandragora e lo abbiamo sprecato, salvo poi subire un gol evitabilissimo nel finale. Ce la siamo giocati contro il West Ham che è una signora squadra di Premier: dovevamo essere più attenti. Ci penso spesso a quella finale, è stata davvero un gran peccato“.
Il nuovo Viola Park
“È un centro sportivo d’eccellenza, che porta grande senso di attaccamento: lavorare qui è un piacere immenso. Il Presidente ha fatto un lavoro importante perché siamo a contatto ogni giorno col settore giovanile e con la squadra femminile. Ci aiuterà a crescere, qua c’è tutto quello di cui una squadra ha bisogno“.
La vittoria contro la Lazio
“Avevamo tante motivazioni: c’era il bisogno di tornare a vincere e di battere un avversario che fin qui non avevamo mai sconfitto. Questo ci ha permesso di preparare al meglio la partita, che è stata di altissimo livello. Nico González ha sbagliato dal dischetto ma è un rigorista, e mi ha già detto che calcerà il prossimo“.
Idee tattiche e il futuro del calcio
“Prima ero attaccato a determinate idee e moduli, ma col passare del tempo mi sono reso conto che la cosa fondamentale è adattarsi ai propri giocatori, alla categoria e all’avversario. Devi dare un principio ma si può cambiare, anche dal punto di vista mentale. Adesso alla Fiorentina, ad esempio, posso permettermi di togliere un po’ di pressione perché ci intendiamo al volo, abbiamo pure ridotto le sessioni video. Questo è possibile quando conosci i tuoi ragazzi e viceversa. Il calcio si evolve di continuo e tra qualche anno avremo tecnici sempre più preparati, oltre a nuove idee e tecnologie. Secondo me il VAR, ad esempio, è utile ed aiuta molto, ma dovrebbe essere più veloce”.
Inter, tra dolci ricordi e la squadra di adesso
“Contro l’Inter ho segnato il mio primo gol in Serie A, era un posticipo e giocavo nel Verona. Stabilii pure un record: ero già ammonito e dopo il gol sono uscito dalla linea di fondo, ma all’epoca non si poteva e dunque ricevetti il secondo giallo e venni espulso. Grazie a me decisero di togliere questa regola. Adesso è una squadra fortissima, con personalità, fisico e tecnica. Si vede che è un gruppo unito che ormai da tre anni lavora con lo stesso allenatore. Al completo sono difficili da battere, possono arrivare in fondo anche in Champions League“.
Allenatori da tenere d’occhio
“Possanzini con il Mantova sta facendo benissimo in C, propone calcio vero. La sua squadra ruba la scena. Poi c’è De Zerbi: Roberto è un grandissimo allenatore con grandi idee, e quello che sta facendo con il Brighton lo dimostra. Io sto iniziando a studiare l’inglese per rivolgermi ai nuovi ragazzi, ma in futuro mai dire mai“.
L’errore da non rifare
“Avrei voluto comunicare meglio il mio addio allo Spezia, sono stati due anni fantastici. È un errore che ancora non mi perdono“.
Obiettivi per il futuro
“Aggiungere qualcosa in bacheca, vediamo se ce la facciamo“.