Marelli: “Si va al monitor solo per chiari ed evidenti errori”

Le ultime settimane sono state caratterizzate dalle polemiche arbitrali, specialmente per quanto concerne l'ultima giornata

Luca Marelli

Non è stata una settimana semplice per la classe arbitrale italiana, specialmente dopo quanto accaduto nell’ultima giornata di campionato. Partite come Udinese-Atalanta e soprattutto Inter-Napoli, che ha visto anche la sfuriata del tecnico partenopeo Antonio Conte, hanno innescato nuove polemiche sul VAR e sul suo utilizzo. L’ex direttore di gara e oggi commentatore tecnico arbitrale di DAZN Luca Marelli è intervenuto ai microfoni dei colleghi di SiamoIlNapoli.it per trattare alcuni di questi argomenti.

 

È corretta questa continua tutela degli arbitri anche se commettono errori macroscopici come in occasione dell’ultimo weekend di Serie A, non solo in Inter-Napoli?

Personalmente non vedo questa tutela esagerata degli arbitri, specialmente nell’ultima puntata di OPEN VAR, abbiamo visto come Damato, responsabile del settore tecnico non di certo un ruolo marginale, abbia ammesso serenamente l’errore commesso al Gewiss Stadium durante Atalanta-Udinese (fallo di mano in area non sanzionato ad Isak Hien, ndr). Lo stesso Damato ha ribadito come il rigore concesso all’Inter non dovesse essere fischiato. L’episodio di Inter-Napoli non ammetteva l’intervento del VAR in quanto si trattava di una valutazione dell’arbitro e non di chiaro ed evidente errore; in ogni caso è stato ribadito che la soglia di tolleranza nella concessione del penalty è nettamente più alta. Il compito mio e quello della classe arbitrale è quello di far capire che gli errori dei direttori di gara sono molti meno rispetto a quelli conclamati, ma questo purtroppo è difficile da diffondere“.

Come funziona il famoso “protocollo VAR”?

È la ratio sottesa al protocollo che si esplicita in quattro semplici parole: chiaro ed evidente errore. Facciamo l’esempio di Inter-Napoli, Mariani sarebbe dovuto ricorrere all’ausilio del VAR nel caso in cui Anguissa, prima del contatto con Dumfries, avesse toccato prima la sfera di gioco. Il chiaro ed evidente  errore non c’è stato e non è un concetto legato alla soggettività o all’interpretazione del singolo direttore di gara, bensì una valutazione oggettiva della classe arbitrale. Siamo consapevoli di parlare di dettagli che non sono né facili da spiegare né facili da comprendere, però per gli arbitri sono abbastanza semplici, poi ovviamente si commettono gli errori. Personalmente apprezzo quando un arbitro commette un errore perché vuol dire che siamo ancora in mano alla coscienza umana e non nelle mani di una macchina“.

L’intervista completa la trovate cliccando qui!

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