Una notte di emozioni contrastanti ha chiuso la stagione casalinga della Fiorentina, che davanti al pubblico amico del Franchi ha superato 3-2 il Bologna, mantenendo vive, seppur con fiato corto, le speranze di qualificazione europea. La squadra di mister Palladino ha accorciato sulla Lazio, ora distante tre punti, ma il cammino resta complicatissimo.
Il clima è stato rovente: il tifo non ha fatto mancare la voce, ma non sono mancate le contestazioni, in particolare rivolte all’allenatore Raffaele Palladino e al direttore sportivo Daniele Pradè. Tra striscioni polemici e cori duri, la Curva Fiesole ha alternato sostegno alla maglia e aperta critica alla gestione tecnica. Applausi e fischi, invece, per Vincenzo Italiano, tornato per la prima volta da ex in quello stadio che fino a pochi mesi fa lo vedeva protagonista.
Kean premiato dalla fiducia, Parisi uomo partita
Scelte sorprendenti da parte di mister Palladino, che lascia in panchina Gudmundsson per dare spazio a Kean dal primo minuto. Una mossa che si rivela azzeccata. Ma è Parisi a spaccare in due la partita, con una discesa devastante al 13’: dribbling, corsa e tiro deviato da Lucumí che finisce in rete.
Il Bologna, poco lucido in difesa ma volenteroso, prova a reagire con Ndoye e Castro, senza però riuscire a concretizzare nel primo tempo.
Secondo tempo da thriller, decide Kean
La ripresa si apre con una nuova ondata di emozioni. Il Bologna trova il pari grazie a Dallinga, bravo a sfruttare un assist di Orsolini convalidato dal Var. Ma la Fiorentina non si scompone: Parisi torna a spingere sulla fascia, costringe Skorupski alla respinta e Richardson insacca il 2-1.
Ancora una volta, però, gli ospiti reagiscono: Ndoye sfonda a sinistra e serve Orsolini, che ristabilisce l’equilibrio. La sfida sembra avviata verso il pari, ma a dieci minuti dalla fine arriva l’episodio decisivo: lancio profondo, sponda di Mandragora e Kean, con uno scatto fulmineo, beffa la retroguardia rossoblù per il definitivo 3-2.
Il pubblico esplode di gioia, ma l’eco della contestazione non si spegne: tra entusiasmo per la vittoria e amarezza per una stagione altalenante, il futuro in Europa rimane in bilico.